Le avventure di Baracca ed il suo team proseguono su:
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martedì 19 novembre 2019
domenica 3 novembre 2019
Hiroshima (Titolo originale Nagasaki)
Un
forte guerriero si distingue per il coraggio, un eroe in più ha un
cuore. Così io vedo mio fratello Takeshi come vela spiegata di nave
che guida i naviganti nel tempestoso mare. Siamo alle porte di
Hiroshima, e dalle case sventolano stendardi della divisione militare
731, la stessa, che aveva massacrato la nostra famiglia nel giorno
del mio matrimonio e ci aveva reso morti cambiando per sempre la
nostra esistenza. Solo la città ci divide dalla nostra meta, il
tempio di Ise. La ragione direbbe di non attraversarla, ma raggirala.
Hiroshima a differenza di tutti i posti visitati non ha mura, non c’è
vegetazione e pur sentendo la presenza di vivi, ci sono pochissime
luci. Come tagliola nascosta nel sottobosco, la città aspetta
l’arrivo dell’orso che crede essere predatore, ma si si trova ad
essere preda.
Noi
discutiamo il da farsi e il Maestro è stranamente taciturno, aspetta
l’esito della decisione per agire, come camaleonte immobile che
attende la mosca alla sua portata di lingua. Takeshi incurante del
discorso, mosso più da umana ira che da ragione, si dirige verso la
città in cerca di vendetta. Lo seguiamo come gregge fa con il
pastore. Non ci chiediamo cosa fare, ma sappiamo che lo dobbiamo fare
per tutti i cari morti e per le vite che ci sono state tolte.
Il
nostro marciare è continuamente seguito dal borbottare di nostro
cugino Shoji, che ha la stessa utilità e il fastidio dello
scrocchiare di foglie calpestate nel sottobosco in una giornata
d’autunno.
Una
donna di facili costumi attira l’attenzione di Hiroshi che come
cane randagio, vedendo gli scarti di cibo, si lascia attrarre dalla
disgustosa preda. Lo vedo entrare nella casa della fanciulla, ma poco
dopo viene assalito da un gruppo di uomini. La stupidità nel non
capire, che fosse una trappola, è pari a quella delle mosche che si
lasciano morire in un bicchiere di acqua zuccherata. Non potendo, per
vincolo famigliare, lasciarlo in quella situazione, scaglio una
freccia esplosiva. La casa e i sui abitanti bruciano e con qualche
ustione sul petto e con i vestiti fumanti Hiroshi riesce ad uscire.
Come suo solito non ringrazia, come tacchino che mostra il petto non
sapendo che diventerà cena.
Yuko e
Takeko, che devo dire risultano essere molto più utili dei mie
parenti, fatta esclusione di Takeshi, trovano un carro su rotaia con
una gabbia al cui interno un uomo chiede il nostro aiuto.
Intelligentemente capiscono che è una trappola non certo come invece
fa Hiroshi. Non pago della prima imboscata decide di andare a vedere come ubriaco che per smettere beve sake.
Siamo
quindi costretti a seguirlo, il carro viene trascinato via e dopo
pochi metri sprofondiamo in una profonda buca. Un palo mi si conficca
nella gamba e Hiroshi riesce a fermare la caduta a nostro fratello
Takeshi. Gli altri sono fuori, ma non più gioiosa è la loro sorte.
Una parete di una casa si apre e un MG comandato automaticamente
scaglia centinaia di proiettili. Il bushido guida la loro traiettoria
come rondini che volano nel nido, tutte cercano di colpire il
maestro, fino ad ora rimasto passivo. Come cielo estivo che
d’improvviso diventa cupo e scarica la sua furia con tuoni e lampi,
così Sasaki sfodera la spada e devia ogni colpo con naturalezza di
battito d’ali di cigno.
Ormai
capiamo che la città è un’immensa minaccia come per un cervo un
branco di lupi. Tutti lo dovremmo aver capito… fatta esclusione di
Hiroshi che convince Takeshi a seguirlo a vedere il mitragliatore
appena usciti dalla buca. La bontà del bushido che per due volte lo
ha salvato non sembra esserle così benevola. Due bombe a mano cadono
dall’alto come bachi da seta piovono d’improvviso passeggiando
sotto un salice. Sentiamo solo l’esplosione e Hiroshi perde un
braccio e Takeshi la sua parte mascolina.
Non
abbiamo neanche il tempo di parlarci che si odono rumori e percepiamo
l’arrivare di un gran numero di vivi. Non ci resta che la fuga.
Uomini con lanciafiamme si vedono dalle vie laterali e un rumore dicolpi di mortaio arriva alle nostre spalle.
Come
branco di tonni circondati da squali siamo ormai solo prede per una
folle caccia.
Mi
volto, i miei fratelli, Yuko e Takeko bruciano. La vedetta, la
missione, le nostra vita…tutto è finito, ma solo nel momento più
triste si riceve la gioia più grande. Il maestro in fiamme decide di
dedicare a me l’ultimo abbraccio. Grazie del tuo dono ricco di
umano affetto come madre che abbraccia il figlio, così il sensei
cerca di proteggermi. Le nostre ceneri saranno unite per sempre e da
loro sboccerà un trono di crisantemi …
Gli insegnamenti del Sensei
Quando tutto sembra
finito, vediamo come tuono a ciel sereno il maestro sguainare la
spada nera di Musashi, visti i precedenti non mi avvicino. Dopo poco
si ferma e la rimette nel fodero. Takeshi chiede cosa sia capitato e
lui risponde di aver visto un drago nero con un occhio solo che lo
attaccava e la stessa visione l’aveva già avuta la notte
precedente facendoci vedere la sua spada rotta dopo aver detto che lo
aveva colpito. Takeko che sembra sappia tutto, non solo brava a
combattere, ma con una cultura fuori dal normale, come libro intriso
di ogni informazione, spiega che il mostro è il samurai Date
Masamune , che è stato un famoso combattente dopo la morte del
sensei e forse per questo lui non lo conosce. Per riguadagnare stima
agli occhi del maestro trovo una spada nuova di eccellente fattura
nella sala e inginocchiandomi ai suoi piedi come fiore che porge il
suo polline, la consegno al sensei.
Io e Yuko aspettiamo
nella stanza del naga il ritorno dei nostri compagni. Le nostre
ferite visibili farebbero capire alla gente che siamo morti, quindi
meglio uscire nella notte senza essere osservati.
Fuori dal villaggio
riprende il nostro viaggio, ma dopo poco una donna che piange ai
bordi della strada attira la mia attenzione. Le vado a parlare e lei
racconta che i Kappa hanno rapito suo figlio. Lo so che non sarebbe
nostro compito, ma il mio animo forse ancora troppo vivente, mi porta
a chiedere al maestro se possiamo aiutarla. Lui accondiscende, ma
chiede alla donna, che una volta salvato suo figlio, lei dovrà
sacrificarsi per noi, diventando nostro cibo. Subito le parole del
mastro mi sembrano esagerate, ma io come apprendista pittore non
riesco a vedere la magnificenza del disegno del mio sensei. La donna
si rifiuta e quando chiedo spiegazioni a Sasaki, lui risponde che la
sua era stata una prova. Se lei fosse stata una vera madre, si
sarebbe sacrificata e non ci saremmo cibati di lei perché l’amore
vince su tutto. Grazie maestro per come illumini il nostro cammino e
sai guidarci come uccello migratore fa con il suo stormo. Dopo tale
insegnamento, quieta i nostri animi e il nostro viaggio continua.
mercoledì 23 ottobre 2019
Come spugna lanciata nello stagno...
Quando tutto sembra
perduto una figura dall’alto piomba sulla naga. Io per il colpo
subito perdo un po’ i sensi e penso sia il maestro a infliggere il
colpo fatale alla creatura, mi riprendo e scopro con stupore che
invece è stato mio fratello Takeshi. Come bambino che per la prima
volta apre la finestra d’inverno e vede la neve, gioisco
nell’ammirar
lo, ma subito dopo arrivano i complimenti verso di lui
dal sensei. Come colpo alla bocca dello stomaco rimango senza fiato
per non essere il prediletto ai suoi occhi.
Finalmente il gruppo si
ricongiunge e vedo Yuko malconcia invece il maestro e Takeshi
illesi. Sicuramente mio fratello stando vicino al sensei come spugna
lanciata in uno stagno si è gonfiata delle conoscenze della nostra
guida. Loro ci raccontano di aver udito e visto l’esplosione della
freccia ed essere arrivati fino a noi seguendo le tracce che avevo
lasciato. Il bushido si è servito di me per risolvere il caso e io
come umile discepolo gioisco di tale dono, come ponte che sorregge un
esercito per permettere la sua avanzata.
Nelle viscere a pezzi del
naga troviamo degli occhi e decidiamo di prenderli, ne prendiamo
anche la testa per portare tutto al comandante delle guardie e
comunicare che la missione è compiuta.
domenica 20 ottobre 2019
Scontro mortale
Rivolgo il capo verso
l’oscurità, una voce femminile e affilata come lama di Katana
taglia il silenzio e un senso di inquietudine ci avvolge. Il suo
parlare sembra un sibilo e ringrazia due ninja del lavoro fatto.
Dall’oscurità sorge una Naga, che si avvicina per fare di noi il
suo pasto. Come sempre si addice a chi attacca, la Naga sferra il suo
colpo sul più forte. Vengo trafitto dalla sua coda a forma di spada
sul petto. Un grosso squarcio si apre sul cuore.
Dall’alto come falco
sull’ignara vipera, vediamo avventarsi Takeko sulla creatura, che
le provoca una profonda ferita. Come suono di sirena, che avvisa la
popolazione di agire, così siamo chiamati al contrattacco, io e mio
cugino Shoji rompiamo le catene. Sapere che i nostri compagni sono
giunti e soprattutto nei pressi c’è il maestro rigonfia il mio
petto squarciato. Iniziamo quindi una pugna contro il mostro, spinti
dal tintinnio di Katana, che si odono poco distanti come chicchi di
grandine che si scagliano sui tetti.
L’avversario è
superiore a noi, ma dobbiamo resistere fino all’arrivo del sensei
Sasaki. I due ninja, impauriti dalla veemenza con cui combattiamo io
e Takeko, si comportano come avvoltoi che cercano solo carne di
animali morti e inoffensivi e decidono di rivolgere la loro
attenzione su Shohi. Sono senza il mio arco, ma la determinazione che
mi guida supera le mie paure, come fioca candela nella notte cerco di
risplendere agli occhi del maestro.
Takeko con furia continua
a colpire l’essere come tigre mai doma e sempre affamata, io le
sferro un colpo quasi mortale e la Naga si avventa su di me come onda
di maremoto su esile vascello.
martedì 15 ottobre 2019
L'attacco dei ninja
Siamo giunti al porto, da
lì iniziano le nostre indagini. Pur contro la mia volontà il gruppo
decide che è meglio dividersi e ritrovarsi alla mattina. Io vorrei
andare con il maestro, ma non sempre il cammino del bushido esaudisce
i nostri desideri. Come talpe cadute in un fiume siamo trasportati
ciechi dal fluttuare del destino che ci attende.
Un nemico nell'ombra ci
attende e come spesso accade un nemico vile cerca di colpire i più
forti di noi per indebolire il gruppo, come lupi che attaccano pecore
solitarie prima che si ricompattino. Non sento la loro presenza. Sono
morti come me, ma vestiti di nero e lanciano Shuriken dall’ombra.
Combatto con ardore, ma sono in tre e riescono a sopraffarmi,
riuscendo a bloccarmi con catene. Con le forze rimaste scaglio una
freccia esplosiva come ultimo strenuo tentativo tentativo per
avvisare i miei compagni. L’esplosione e le fiamme riecheggiano nel
porto. Spero il maestro abbia udito il mio richiamo e come scorpione,
che nasconde il suo pungiglione venefico, mi lascio catturare in
attesa dei miei compagni. Il bushido mi ha scelto come esca per
catturare il grosso pesce. I Ninja mi colpiscono e mi immobilizzano
con catene. Mi ritrovo incappucciato e trascinato nel loro covo.
Si sente il rumore del
mare, le catene legano i miei arti a una colonna in una stanza buia.
La mia forza potrebbe spezzarle, ma come murena aspetto immobile il
momento opportuno per agire.
Giro il capo sentendo dei
lamenti, sembravano quasi pianti, noto che vicino a me legato c’è
anche mio cugino Shoji. Sembra privo di ferite, sicuramente si sarà
arreso dopo aver visto i ninja e prima di essere attaccato. Non trovo
altre spiegazioni per il fatto che lo abbiano catturato. Come opossum
si sarà finto morto dimenticandosi che morto lo era già e
sicuramente vista la forza dei ninja non sarà riuscito ad annoiarli
con sermoni.
mercoledì 9 ottobre 2019
Il Piano
Idee
e piani si sommano ma nulla sembrano portare a niente come cercare un
chicco di riso nella neve durante una tempesta invernale. Takeko
propone di analizzare il luogo da cui il morto senza occhi era
uscito. Lei come lupo che segue la sua preda trova delle tracce che
ci portano in quartieri poveri della città. Nel fango delle strade
le tracce si perdono, e noi come belva che perde la preda ritorniamo
da dove siamo partiti.
L’ultima
traccia che resta è cercare informazioni dalla famiglia Tekaya. Ci
rechiamo alla loro casa e le guardie ci invitano a lasciare le armi e
dopo poco incontriamo il capofamiglia. Alla sua vista non mi
trattengo nel presentare prima di tutti Sasaki . Lui da sommo maestro
mi concede di parlare per primo al capofamiglia, io incredulo
arrossisco per tale onore. Come adolescente al primo bacio mi blocco
a ricever tale dono e il maestro che tutto vede capisce che è lui
che deve prendere la parola.
Oltre
a capire lo sconforto del capofamiglia non riusciamo ad avere grandi
informazioni fatta esclusione del fatto che scopriamo che il figlio
morto viveva una vita dissoluta tra bordelli e gioco d’azzardo del
porto. Il capofamiglia ci dona alcuni Mon familiari per permetterci
di mischiarci tra i nobili della città per mischiarci in quelle zone
di tentazione. Per fortuna il sensei e il bushido guideranno la mia
anima e mi permetteranno di superare le prove che ci aspettano.
domenica 6 ottobre 2019
Intrighi
Nel
mentre sopraggiunge anche il capo famiglia Yamaguchi che dopo aver
discusso con il comandante delle guardie si rivolge a noi chiedendo
gli abiti che gli Horokawa dovevano consegnare. Mi sembra corretto
consegnaglieli e gli porto il baule. Lui ci invita a seguirlo in casa
sua e scambiamo due chiacchiere. Mi sembra tanto una brava persona.
Vedo che il sensei resta sempre rigido e dopo aver fatto qualche
domanda e scoperto che gli ultimi morti sono della famiglia Tekaya e
le sparizioni sono tutte avvenute al porto. Altro non ci dice e
chiede a Sasaki un supporto per risolvere alcune questioni di potere
sulla città e un aiuto contro la famiglia rivale Sumiyoshi. Sasaki
rimane fermo nei suoi pensieri come montagna che mantiene la sua
impassibilità. Cerco di smuoverlo, ma è come spostare un macigno
colpendolo con foglie secche che cadono dagli alberi. Mi inchino alla
sua fermezza, ma mi sembra scortesia non fare un gesto di
approvazione al capo famiglia Yamaguchi. Lasciamo la casa e ci
dirigiamo prima all’armeria per fare scorta di armi, poi dal
capitano per ricevere un lasciapassare per le indagini. Forse è
meglio che il maestro non sappia che ho una bella scorta di frecce
esplosive. Gli farò una bella sorpresa.
Dal
porto iniziano le nostre ricerche. Subito mi accorgo che un uomo ci
segue. Noto che solo io l’ho percepito e quando avviso il maestro
l’uomo ha il tempo di fuggire. Come faina svicola nei vicoli e io
da predatore mi ritrovo ad inseguirlo. La mia foga supera il mio
orientamento, dopo poco l’uomo scompare come ratto grigio in una
buia fogna. Torno con un po’ di fatica dal gruppo perso tra i
vicoli.
lunedì 30 settembre 2019
Come tigri che cercano con un lenzuolo bianco di farsi passare per pecore
Pochi
attimi dopo veniamo fermati dal capo delle guardie con la scorta, che
chiede chiarimenti su cosa è accaduto. Cerchiamo di continuare la farsa
dei mercanti, ma il comandante capisce che non lo siamo. E’
difficile nascondere il fatto che siamo eroi, come tigri che cercano
con un lenzuolo bianco di farsi passare per pecore, ma purtroppo i
denti si vedono subito aprendo le fauci. Sasaki parla con il
comandante chiedendogli chi fosse il morto senza occhi con cui avesse
combattuto. Lui risponde essere un nobile e morti come lui se ne
registrano da tre settimane con cadenze di una ogni tre giorni. Tutte
le vittime sono senza occhi e tutti nobili. Dichiara apertamente che
la milizia sta indagando, ma che fino ad oggi non si è scoperto
nulla di più.
Ci
lascia quindi andar via, ma le indicazioni, che ci dà, ci portano in
un vicolo chiuso e lui con le guardie e decine di arcieri ci attende.
Ci chiede chi effettivamente siamo e parla anche di un crollo di un
palazzo e di una persona in fiamme. Il maestro dice di essere
“Kojiro”, ma il comandante ride e dice si essere lo Shogun. A
tale oltraggio non resisto e per uscire da tale impiccio prendo la
parola. Dico al comandante che ci occuperemo del loro problema delle
vittime con gli occhi e una volta risolto ci lascerà andare. In quel
momento capisco che quella freccia scoccata ha salvato tutti noi.
Come fulmine di temporale notturno illumino e taglio l’oscura
situazione.
Vedo
che il maestro è fiero di me e i miei compagni rimangono senza
parole, probabilmente perché anche loro si sono accorti del mio
coraggio.
sabato 28 settembre 2019
Le prove del Bushido
Il
piano prevedeva di passare la città senza fermarci, ma come spesso
accade il bushido ha prove diverse per noi. Come fragili bolle di
sapone al contatto di flebili steli d’erba così il nostro piano si
dissolve e dopo un boato e urla da una strada vediamo un morto
correre infuriato privo degli occhi. Una folla di gente spaventata
scappa venendo verso di noi. Takeko cerca di fermare un uomo, per
chiedere cosa sia successo, ma il suo ardore è troppo e la potenza
senza controllo del bushido la porta a spezzare il braccio del uomo,
che aveva afferrato come valanga che travolge un esile cespuglio.
L’uomo si alza ma oltre a urlare non dice nulla, si è accorto che
sarebbe stato meglio restare dove c’era il morto. Il maestro non
può non agire, il codice lo impone e come falco che si avventa sulla
preda si scaglia contro l’avversario. Anche Yuko lo segue con quasi
simile rapidità. Forse è questa la cosa che mi ha maggiormente
sorpreso.
Tutti
rimangono estasiati da come il Maestro combatte, io stesso non mi
accorgo della rapidità con cui infligge 3 colpi che risultano
fermare il morto. D’istinto scaglio una freccia esplosiva per
aiutare il sensei. La freccia al posto di colpire l’essere, viene
deviata dalla catena dell’arma di Yuko contro un abitazione vicina.
Solo quello che succederà poco dopo, farà capire che il mio tiro
non è stato un errore, ma il disegno che il bushido prepara per il
nostro cammino. Sfortunatamente l’esplosione ha incendiato la casa
e un uomo è saltato fuori in fiamme morendo. Sicuramente era uno che
ci stava spiando e il bushido lo ha punito.
mercoledì 25 settembre 2019
Come canto del gallo che festeggia l’arrivo del sole
Faccio
accomodare il sensei sul carro, dove ho preparato per lui un comodo
giaciglio. Mi metto alla guida e ogni tanto mi volto per assicurarmi
che il maestro stia bene. Estasiato come veder sbocciar fiore di loto
mi magnifico della sua presenza. Faccio notare al sensei, in modo
pacato senza arrecare disturbo, che Yuko ha uno sguardo diverso,
speriamo sia migliorata nella notte…
Dopo
poche ore di viaggio e scortati da Yuko e Takeko e dalla voce sempre
borbottosa di mio cugino Shoji, che non la smette con i suoi sermoni,
arriviamo alle porte di Kitakishi. Una festa si sta svolgendo nella
città e anche le guardie sembrano partecipare. La nostra attesa è di
svariati minuti. Mi piacerebbe gridare il nome del sensei
per far capire quale personaggio portiamo con noi, ma mi trattengo.
All'arrivo delle guardie Takeshi dichiara che io e lui siamo
mercanti e il nostro avanzare riprende. Le porte della città si
spalancano e urla di festa e grida accompagnano il nostro ingresso.
Questa è la giusta accoglienza per il maestro Sasaki come canto del
gallo che festeggia l’arrivo del sole. Carri portati di persone
fanno una specie di danza mentre la folla attorno esulta.
A
fatica avanziamo e chiediamo informazioni a un uomo sulla famiglia
Yamacuchi, che capiamo essere una famiglia molto importante
sicuramente della Yakuza. L’uomo ci indica velocemente una figura
distante che ci sta osservando e ci dice che quello è uno degli
Yamacuchi.
Nell'immagine il maestro Sasaki e Ataru
martedì 24 settembre 2019
Come fiore che aspetta la primavera per germogliare mi prostro al mio sole per irradiarmi della sua luce
Lasciamo
alle nostre spalle la città di Kumamoto e come pollini di pioppo
portati dal vento continuiamo il nostro cammino. La maggior parte dei
pollini naviga nell’aria senza una meta, per noi è diverso. Il
Bushido guida il nostro procedere e ci permettere di crescere e
fiorire nella nostra avventura. Ci imbattiamo in una carrozza di
mercanti ribaltata di cui vediamo i corpi ormai diventati cibo per
due morti. Essendo nostro compito, agiamo con prontezza.
Mi
volto verso il maestro che mi autorizza ad intervenire. Scaglio
contro i morti una nube di frecce che pur colpendoli risultano avere
lo stesso effetto di acqua che bagna una pietra di fiume. Il Sensei a
quel punto agisce sentendosi sicuro della copertura fornita. Mi
blocco vedendo danzare le sue lame che come seta tagliano il vento e
fanno a pezzi le due creature. Questa è l’ennesima conferma della
magnificenza della mia guida.
Il
bushido guida la nostra vita e ci porta l’ennesimo regalo.
Scopriamo che i due corpi dilaniati erano i mercanti Horokawa diretti
anche loro, come noi, alla città di Kitakyushu. Nel carro ci sono
vestiti, kimoni e altri oggetti. La nostra attenzione cade su un
baule con indumenti di pregiata fattura destinati alla famiglia
Yamaguchi, come scopriamo dai documenti che li accompagnano.
L’occasione di fingerci mercanti ci da la possibilità di
attraversare la città, passandoci attraverso, senza dover allungare
il nostro cammino.
Io
e mio fratello Takeshi proponiamo subito l’idea. Chi come sempre si
oppone è mio cugino Shoji. Inizia quindi un suo grande sermone a cui
nessuno da retta come tigre che passa indifferente davanti a una
colonna di formiche. Recupero i buoi del carro, che brucavano poco
più avanti e trovo un baule con un oggetto strano al suo interno. Lo
prendo senza farmi vedere dagli altri.
Dopo
aver legato i buoi e preparato il carro, porto al maestro un Kimono
di nobile fattura, in maniera che possa cambiarsi. Come fiore che
aspetta la primavera per germogliare mi prostro al mio sole per
irradiarmi della sua luce.
giovedì 11 luglio 2019
Una pianta che cade in un bosco non si può sapere se fa rumore se nessuno la sente
Forse
dopo tutta la confusione sarebbe meglio uscire dalla breccia del
muro. Yuko intanto torna e avvisa che un folto gruppo di samurai è
pronto a farci a pezzi per il comportamento che abbiamo tenuto,
finalmente si è resa utile portando una notizia. Sasaki, Shoji e
Takeshi però vogliono puntare sulla diplomazia. Cercano di parlare
con il capo samurai che si trova ai piedi delle scale. Neanche le
parole del Sensei riescono a placare i soldati spinti dall’ira e
dal disprezzo. Forse non piace cosa siamo.
La
breccia rimane l’ultima via e per rallentare i soldati infuriati
scocco l’ultima freccia esplosiva, il bushido non guida la mia
mira, accecato dal rancore che questi uomini hanno nei nostri
confronti, infilzo il piede del capitano dei samurai in prima fila.
L’ultima esplosione della serata facilita la nostra fuga. Il
maestro e gli altri non hanno visto nulla quindi il mio bushido è
salvo. Una pianta che cade in un bosco non si può sapere se fa
rumore se nessuno la sente, in questo caso meglio ancora che nessuno
ha visto!
Ataru Goromaru
IMPORTANTE: CI RIVEDIAMO A SETTEMBRE
lunedì 8 luglio 2019
"Prendere 3 piccioni con un chicco di riso"
Takeshi
volteggia con grazia di falco e forza di drago tra le armature,
colpendole con fendenti che in loro nascondono la forza di masso che
infrange l’acqua e aggraziati come velo di seta tra il fruscio del
vento. Shoji segue le orme di mio fratello. Nakano con inaudito colpo
trafigge un’armatura e facendo leva la scaglia fuori dalla breccia
del muro che avevo creato. Io mi devo difendere non tanto dalle
armature ma da Yuko che con la sua catena prima rischia di colpirmi
poi mi intralcia nel combattimento legandosi tra me e una piglia.
Yuko
è bloccata e le due armature si avvicinano, decido di defilarmi.
Come dice il maestro, occorre fare attenzione che una mela marcia non
intacchi le altre sane. Lascio la guerriera come esca e appena
allontanato schiocco una freccia esplosiva, che ha un effetto ben
superiore del previsto. Le due armature vengono spazzate via e con
loro vola via anche Yuko dalla breccia del muro. Ho preso tre
piccioni con un chicco di riso. Poco distante sua sorella accorre e
con facilità evita l’esplosione. Da qui si capisce chi è un
guerriero e chi no.
Il
maestro afferra la spada e vedo la difficoltà nel controllarla. Mi
avvicino e lui per poco non mi decapita, fermando la lama nera a pochi
millimetri dal mio collo. Solo un grande maestro sarebbe stato in
grado di controllare tale arma. Solo un grande discepolo sarebbe
stato fermo perché ha grande fiducia nel suo maestro.
Sicuramente
ora voglio aiutare il sommo Sensei nel portare il suo fardello.
Ataru Goromaru
sabato 6 luglio 2019
"Come lumaca a cui si tocca la testa e si ritrae nel guscio"
Le
due guerriere vedono il bambino nell’angolo e si scagliano contro.
Una risata di fanciullo taglia l’aria e trappole scattano contro
Nakano e Yuko. Stranamente anche Yuko le evita e mi sbeffeggia. Lei
non capisce che l’ho fatto per il maestro. Il bambino fugge dal
luogo in cui era nascosto e appare la rampa di scale. Passo
indifferente davanti a Yuko che ride come rondine che supera un
passerotto in volo, peccato che la rondine come il passerotto sono
solo cibo per falchi e la sua risata non mi tange.
Il
Sensei riprende la sua corsa, io e Nakano lo seguiamo. Gli altri
rimangono imbambolati come ipnotizzati sulla rampa delle scale. Si
guardano avanti e indietro senza avanzare. Nakano cerca di svegliarli
e mentre Shoji e Takeshi subito si riprendono, la guerriera Yuko
cerca di colpire la sorella che para il colpo. Ai miei occhi appare
sempre più inutile la presenza di quella donna nel gruppo, come
potrebbe essere l’acqua al posto del sakè per scaldare una fredda
notte invernale.
Siamo
entrati nell’ultima stanza. La spada di Musashi, la leggendaria
Haran è sul fondo con il libro dei 5 anelli, vediamo la sua lama
nera e sentiamo una presenza di immane potenza. Il Sensei avanza e 6
armature animate interrompono il nostro marciare. Scocco 2 frecce
esplosive. La prima contro un angolo della stanza, che apre uno
squarcio nel muro facendo crollare un pezzo di tetto e pavimento,
l’altra invece colpisce la teca, che custodisce la spada,
distruggendola e alzando un gran polverone. Sasaki mi rimprovera
dicendomi : “Musashi è mio”. Io inchino il capo in segno di
scuse, come lumaca a cui si tocca la testa e si ritrae nel
guscio.
Ataru Goromaru
giovedì 4 luglio 2019
"Come mantide maschio che per trovare la passione viene divorata dalla compagna"
Noi
siamo ancora troppo umani e veniamo attaccati. Takeshi si dimostra
più abile con la spada, che nella diplomazia. Con leggiadria di
libellula e forza di tigre squarta gli uomini che lo stanno
attaccando. Anche da lui ho molto da imparare. Magra è la resistenza
degli esseri umani che ci hanno sfidato, ben più grasso è il
banchetto che si crea. Essendo stati loro ad attaccarci, anche in
questo momento, abbiamo seguito il bushido e quindi lo scontro è da
considerarsi legittima difesa. Quelli che erano nemici ora sono
ottimo nutrimento.
Raggiungiamo
il Sensei, che è sulle mura del castello. Invano cerca di sfondare
una porta. La sua indomita furia si infrange su essa, che resite come
montagna alla tempesta. Takeko raccoglie alcune frecce esplosive e me
le porge, nell’istante in cui sono pronto a scoccarne una per
aprirci la strada, il maestro mi ferma. Mio fratello Takeshi era
riuscito a convincere il soldato ad aprire. Mi ricredo, Takeshi ha
una lingua più affilata della Katana che porta, il serpente non è
solo forte per il suo veleno, ma soprattutto per la tecnica con cui
lo usa. La freccia esplosiva la scocco verso il villaggio… il
bushido la guiderà dove non rechi danno a nessuno.
L’esplosione
dà il via all’ingresso nella torre nel castello dove il divino
Sensei dice di sentire la presenza di Musashi all’ultimo piano. La
furia del maestro è indescrivibile, io lo seguo come fiocco di neve
trasportato dalla tempesta invernale. Solo una stanza ci divide alla
meta.
Percorriamo
la scalinata. Entriamo in una grande ambiente buio. Takeko dice di
aver visto una figura di bambino. Nessuno percepisce la presenza di
vivi. Il maestro inizia a distruggere i separé di carta della
stanza, ma non si trovano le scale per accedere all’ultimo piano.
Io come fedele compagno mi butto alle spalle del furente Sensei. Noto
che ci sono trappole e vedendo il maestro fuori di sé, le attivo in
maniera che feriscano me e non il mio maestro, nuovamente con somma
dedizione faccio da scudo al Sommo, solo gioia è ferirsi per il
proprio maestro come mantide maschio che per trovare la passione
viene divorata dalla compagna.
Ataru Goromaru
martedì 2 luglio 2019
"Come onda di fiume che precede l'esondazione"
Il
gruppo è riunito alle porte del castello di Kumamoto. Mi giro e non
vedo mio fratello Hiroshi.
Poco male… sicuramente sarà andato a banchettare trasgredendo le
regole del Bushido. Per ora non dico nulla al Sensei, anche perché
lo vedo concentrato e percepisco il suo spirito guerriero. Correndo,
ci rechiamo al castello e entrati nel piazzale interno, il Maestro
diventa una furia e si lancia per sfondare la porta e accedere alla
costruzione. Nel piazzale, dei morti vagano in cerca di preda, mi
getto su di loro per farli a pezzi, facendo strada al mio sommo; come
onda di fiume che precede l’esondazione. I miei fratelli e le
nostre compagne rimangono attoniti e basiti, notano però degli
arcieri sulle palizzate del castello, che intimano al Sensei di
fermarsi e sono pronti per scoccare frecce. Takeshi, che fin'ora è
rimasto taciturno, interviene. A lui piace molto quietare gli animi e
fare un po’ di diplomazia, a dargli man forte anche il cugino
Shoji. In famiglia facevano sempre coppia e fin da piccoli giocavano
sempre insieme a fare gli oratori, a turno uno parlava e l’altro
ascoltava.
Mi
posiziono alle spalle del Sensei Sasaki per proteggerlo da una nuvola
di frecce scoccate dai militari, dato che le parole di mio fratello
si erano sciolte come la neve di maggio. Devio, con la sola forza del
mio spirito le frecce, come battito d’ali di rondine che sferzano
il vento. Una freccia esplosiva però cade in mia vicinanza senza
arrecarmi però danno. Il Sensei sfonda la porta e nell’esplosione
mi getto all’interno del castello. Anche il resto del gruppo entra.
Ad accoglierci 20 becchini pronti a farci a pezzi. Il prode maestro
Sasaki riesce con solo con il tono di voce e il suo ki, a far
scansare i nemici e ha libero il passaggio, come tuono che separa in
due un olmo secolare.Io grido: ”inginocchiatevi di fronte al Sensei Sasaki Kojiro”.
Ataru Goromaru
mercoledì 26 giugno 2019
La forza di volontà attraversa anche le rocce
Il
sensei non ha certo bisogno del mio aiuto e quando vedo la testa
sputafuoco del mostro essere separata dal corpo da mio fratello
Takeshi,
mentre l’altro fratello continua a colpire il morto senza sortire
efficace colpo, intervengo. Lui deve ancora capire che la forza non è
nei muscoli, ma nel bushido. Decido che è giunta l’ora di
scagliare una pioggia di frecce e colpire ripetutamente la testa per
salvare i miei famigliari. Sfortunatamente la mia impulsività è
troppa e le mie frecce scagliano quello che è ormai uno spiedo di
palla infuocata, all’interno di un deposito di materiale
infiammabile. Una grande esplosione si scatena mentre il maestro
lotta e vengo ammagliato come spettatore del teatro Kabuki dalla
grazia che si manifesta nel veder roteare la spada.
Sembra
superfluo parlarne, ma il sommo Sasaki divide in due il samurai che
si scopre essere solo nuda armatura dominata da qualche spirito
maligno. Il sensei grida il nome di Musashi e gli intima di
mostrarsi. Devo dire che anche la guerriera Takeko si è comportata
bene…. La scambierei volentieri con mio fratello Hiroshi,
sarebbe grande onore
averla in famiglia.
Ataru Goromaru
domenica 23 giugno 2019
Il chiodo che sporge va preso a martellate
Ormai
con Kumamoto alle spalle forti scosse di terremoto fermano il nostro
proseguire. La terra sotto i piedi si alza, ma con agilità nulla
turba il mio equilibrio come pianta di bambù che si adatta alla
forza del vento. Vedo però che il mio maestro e i fratelli non hanno
stessa maestria. Capisco che il Sensei volutamente è stato vicino a
loro vedendoli in tremenda difficoltà, soprattutto quel goffo
armadio di Hiroshi,
sicuramente punito per
il suo irrispettoso gesto con il pesce gatto,
che non solo ha
portato sventura al gruppo, ma anche alla povera gente della città.
Io mi trovo troppo in
alto, ma scorgo che più in basso la guerriera Takeko sembra anche
lei passata incolume dal terremoto, della sua compagna nulla si sa,
poco male per la sua probabile perdita, speriamo solo che non si sia
slogata le caviglie e ci tocchi recuperarla e portarla a spalle come
un sacco di ortaggi. Voglio saggiare la forza di Takeko e fingo di
perdere il controllo della fune, passandogliela abilmente.
Ormai
salvi e per fortuna, soprattutto sano è il maestro, sentiamo le
campane della città suonare. Coloro che prima ci avevano impedito
l’accesso chiamavano il nostro aiuto. Il sensei nella sua saggezza
esorta il gruppo a intervenire. La popolazione chiama e il prode
ronin risponde. Come faro lo seguiamo e ci dividiamo in tre gruppi
che avanzano paralleli per le vie della città verso il castello
facendo della katana nostro prolungamento del braccio squartando a
brandelli i corpi che riprendono vita. Io seguo il sensei e ne sono
l’ombra, anzi sono l’ombra della sua ombra. Takeko e la goffa
sorella sono sulla strada alla nostra destra, mentre i miei fratelli
alla nostra sinistra. Peccato però che questi ultimi dopo un po’
non si vedano più. Il Maestro decide di tornare indietro a vedere
cosa succede. Li scorgiamo, che affrontano un morto in grado di
sputare fuoco. Sasaki e Takeko si prestano a intervenire, ma la loro
corsa viene fermata da un’enorme soldato in armatura che li attacca
all improvviso uscendo da un'abitazione laterale.
Ataru Goromaru
martedì 18 giugno 2019
Tutti commettono errori. Esiste una gomma per ogni matita
Decidiamo
a sto punto con le guerriere di spostarci a fianco del ponte. Il
maestro è pronto a sguainare la Katana. Io tengo sott’occhio
l'altra guerriera che sembra imbambolata e non pronuncia parola.
Sinceramente il suo sguardo mi sembra di una donna tonta e non tanto
di un guerriero che onora l’armatura che indossa. L’incresciosa
onta alla nostra famiglia è solo all'inizio. Un uomo dal ponte urla
dicendo di aver visto il Namazu, un grosso pesce gatto leggendario,
che dalle leggende si dice porti sulla schiena un masso, posto dagli
dei, che gli impedisce di muoversi, ma se libero può scatenare
terremoti. Hiroshi decide di impersonificare un dio, e si reca sulla
riva del fiume, prima cercando di parlare al pesce, scatenando
imbarazzo e la curiosità della folla che si accalca, poi solleva un
enorme macigno e lo scaglia contro la povera bestia inerme.
L’impotente animale si trova con la coda bloccata e solo il mio
intervento, spostando il masso, permette all’animale la fuga. La
folla urla e terrorizzata accusa mio fratello per la sventura
prossima a venire. Che umiliazione per il mio casato, anche Takeshi
disdegna tale comportamento e risulta essere più taciturno del
solito.
Ci
rechiamo alle porte di Kumamoto, le due guerriere ci seguono e
racconto loro la sventurata storia della mia famiglia, il mio triste
e nefasto giorno di nozze e la sposa che mi è stata rapita (e loro
ti ignorano bellamente, ndr). Dapprima vediamo l’imponente
castello, il maestro appare turbato e io mi avvicino cercando di
portagli giovamento come brezza fresca montana in un assolata
giornata estiva. Non sembra giovare la mia presenza e me ne pento, ho
ancora tanto da imparare. Delicato mi defilo come fiore di pesca che
nel vento si muove prima di toccar suolo. Il nostro marciare viene
interrotto dai samurai di guardia che impediscono il nostro
procedere. Loro appaiono ai miei occhi più ligi alla legge, che
affascinati dalla fama del mio maestro. Una festa si sta svolgendo
per le vie della città e un gruppo di ronin non è ben voluto.
Il
sensei dialoga con le guardie e scopre informazioni sul suo acerrimo
rivale Miyamoto Musashi, che con un vile trucco lo sconfisse in
combattimento. Capisco ora cosa intacca lo spirito della mia guida.
Scopriamo che nel castello sono custodite la spada e il libro dei 5
Anelli e fuori dalla città c’è una caverna che si dice essere il
posto dove ha vissuto fino agli ultimi istanti di vita. Il turbamento
del maestro diventa ora la mia prima missione e decidiamo di
procedere verso la grotta anche perché la città ci è interdetta.
Ataru Goromaru
Ataru Goromaru
lunedì 17 giugno 2019
Quando il carattere di un uomo ti sembra indecifrabile, guarda i suoi amici 2 parte
Continuiamo
il nostro viaggio per raggiungere il
Tempio di Ise.
Grazie al tuo intercedere mio Sensei (Sasaki Kojiro)
un gruppo di pescatori
ci traghetta e
possiamo sbarcare sulle coste prefettura di Kumamoto. Ammiro e
ascolto estasiato i tuoi racconti che più volte ho udito, ma appare
sempre come la prima volta. La via del bushido ad ogni tua parola si
svela e ne capisco il profondo significato di cui tu sei un luminoso
e umile messaggero. Stessa cosa non posso dire di mio fratello
Hiroshi. Lui, durante tutto il viaggio, dimostra più interesse a
creare rissa e far sfoggio della sua forza fisica e non dello
spirito. Per fortuna a contenerlo c’è il nostro fratello maggiore
Takeshi, sempre taciturno, ma sempre presente e pronto a contenere la
sua irruenza.
Capisco
da subito, che la città di Kumamoto e’ un luogo in grado di
scuotere anche il ferreo spirito del Sensei Kojiro. Al suo fianco
anche io percepisco il turbamento. Nei pressi della città, mentre ci
apprestiamo ad attraversare il ponte, notiamo che si è creata una
lunga coda e due
guerriere ronin
controllano il passaggio. Ai loro piedi ci sono offerte che i
viandanti lasciano e faccio notare al maestro che c’è una pila di
resti di morti a fianco del ponte.
Il
Sensei avanza e noi dietro come fedeli discepoli. Al suo passaggio la
gente china il capo e in tacito silenzio permette la nostra avanzata.
Subito una delle due guerriere, direi quella più arguta, nota il Mon
di famiglia del maestro. Da li capisco la fama e l’importanza che
possiede, che passa di bocca in bocca come freccia che arco scocca.
Meno famoso appare il nostro Mon, che porta Takeshi, ma sotto lo
stemma del maestro brilla anche esso, seppur di luce riflessa.
Sasaki
Kojiro prende la parola e garantisce per il nostro passaggio. Le due
guerriere però non sembrano accontentarsi di tali parole, quasi con
sfida chiedono più informazioni. La discussione sembra volgere su
brutta piega, anche perché la solita voce inopportuna di mio
fratello Hiroshi si intromette nella discussione. Cerco di tacerlo,
ma la mia inesperienza nel bushido, trasforma la discussione in una
lite tra ragazzini. Mi pento per il mio comportamento inopportuno. La
fila di gente intanto aumenta.
Ataru Goromaru
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