giovedì 4 luglio 2019

"Come mantide maschio che per trovare la passione viene divorata dalla compagna"


Noi siamo ancora troppo umani e veniamo attaccati. Takeshi si dimostra più abile con la spada, che nella diplomazia. Con leggiadria di libellula e forza di tigre squarta gli uomini che lo stanno attaccando. Anche da lui ho molto da imparare. Magra è la resistenza degli esseri umani che ci hanno sfidato, ben più grasso è il banchetto che si crea. Essendo stati loro ad attaccarci, anche in questo momento, abbiamo seguito il bushido e quindi lo scontro è da considerarsi legittima difesa. Quelli che erano nemici ora sono ottimo nutrimento.
Raggiungiamo il Sensei, che è sulle mura del castello. Invano cerca di sfondare una porta. La sua indomita furia si infrange su essa, che resite come montagna alla tempesta. Takeko raccoglie alcune frecce esplosive e me le porge, nell’istante in cui sono pronto a scoccarne una per aprirci la strada, il maestro mi ferma. Mio fratello Takeshi era riuscito a convincere il soldato ad aprire. Mi ricredo, Takeshi ha una lingua più affilata della Katana che porta, il serpente non è solo forte per il suo veleno, ma soprattutto per la tecnica con cui lo usa. La freccia esplosiva la scocco verso il villaggio… il bushido la guiderà dove non rechi danno a nessuno.
L’esplosione dà il via all’ingresso nella torre nel castello dove il divino Sensei dice di sentire la presenza di Musashi all’ultimo piano. La furia del maestro è indescrivibile, io lo seguo come fiocco di neve trasportato dalla tempesta invernale. Solo una stanza ci divide alla meta.
Percorriamo la scalinata. Entriamo in una grande ambiente buio. Takeko dice di aver visto una figura di bambino. Nessuno percepisce la presenza di vivi. Il maestro inizia a distruggere i separé di carta della stanza, ma non si trovano le scale per accedere all’ultimo piano. Io come fedele compagno mi butto alle spalle del furente Sensei. Noto che ci sono trappole e vedendo il maestro fuori di sé, le attivo in maniera che feriscano me e non il mio maestro, nuovamente con somma dedizione faccio da scudo al Sommo, solo gioia è ferirsi per il proprio maestro come mantide maschio che per trovare la passione viene divorata dalla compagna.

Ataru Goromaru  

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