Così discorrendo di questioni mediche,
giungemmo infine presso la porta del villaggio, dove ci aspettavamo
di essere accolti da inni al nostro eroismo. Invece, le porte
rimasero ben serrate, mentre gli spalti delle mura si colmavano di
gente apparentemente intenta a bisbigliare. Sembravano perplessi dal
ritorno della fanciulla che stavamo accompagnando, salva.
«Abbiamo
sconfitto il demone, vi riportiamo la fanciulla», proclamò Hiroshi.
Bisbigli.
«Abbiamo
sconfitto il demone, vi riportiamo la fanciulla», riproclamò
Hiroshi e estrasse dal sacco la testa del demone.
Ribisbigli,
più stupiti, con un quasi impercettibile “...allora quella
ragazza...”.
Prese
la parola il padre della fanciulla, nonché capo del villaggio
(quello che avrebbe saputo come ricompensarci), dicendo che eravamo
stati bravi e chiedendo cosa volessimo in cambio.
«Quel
che vuole la consuetudine», risposi. Avevo ancora un certo pudore a
dire: “Uno di voi per merenda”. Pareva cinico.
L'uomo
rispose che potevamo tenere sua figlia: lei era la prescelta per il
sacrificio, lei aveva avuto l'onore di sacrificarsi per il villaggio.
Padre snaturato. Ora, noi, che avevamo il cuore e non solo il cuore
non ancora reso insensibile dalla morte, ci eravamo un poco
affezionati alla ragazza, e ci spiaceva ora mangiarla. Del resto
anche andare a letto senza cena non era piacevole.
«Ti
sentiresti molto offesa se non ti mangiassimo?», chiesi alla
ragazza, per evitare equivoci. Ella rispose, piangendo, che non
l'avrebbe presa sul personale se l'avessimo risparmiata.
«Tecnicamente»,
dissi rivolto al padre, «lei era prescelta come sacrificio al
demone, che pretendeva donne avvenenti. Quella partita è chiusa. A
noi va bene anche una brutta, magari anziana...».
Sugli
spalti ci fu qualche tentennamento, ma alla fine il padre non fu
convinto. A quel punto Hiroshi sbottò: «E riprendetevi la
ragazza!». E si voltò per andarsene. Lo seguimmo.
Bisbigli.
“...allora quella ragazza non aveva detto il vero...”. Bisbigli.
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