mercoledì 2 marzo 2016

Non tutte le donne sposate sono mogli

Lasciato il leggendario ronin Batto, ci avviammo verso il tempio della Sacerdotessa di Ise: la via più breve per Kyoto era passare per Nakasaky. Avrei rivisto i luoghi nei quali ero vivo! Che effetto mi avrebbero fatto?
Mentre camminavamo, senza posa e senza sentire la fatica come accade a noi Kami, discutevamo della nostra nuova condizione di Ronin: in quanto morti, e quindi senza circolazione sanguigna, avremmo ancora avuto la capacità di possedere una donna? Tali discorsi mi riportavano alla memoria la giovane Gorumaru, mentre Ataru ricordava la sua Fiore di Pesca scomparsa. Insomma, la passeggiata somigliava moltissimo ad una cena fra vecchi compagni di classe che ricordano l'adolescenza.
Improvvisamente, percepimmo l'avvicinarsi di esseri umani. Continuammo per la nostra strada, finché il Destino non ci portò ad incontrarli. Erano quattro uomini che trasportavano una portantina chiusa: non appena ci intravidero, cominciarono a gridare:
«Gli Oni, gli Oni!»
E fuggirono via. In quel momento, emerse prepotente il mio antico spirito di insegnante, e gridai di rimando:
«Kami! Ingnoranti, siamo Kami, non Oni!»

Simultaneamente, Ataru si lanciò al loro inseguimento, credo per illustrare meglio la differenza. Noialtri, invece, ci avvicinammo alla portantina: dentro, vi era una fanciulla le cui poppe ragguardevolissime fugarono immediatamente ogni dubbio riguardo al tema discusso sino a poco prima. Era spaventatissima, ma quando l'avemmo rassicurata sulle nostre buone intenzioni e sulla nostra buona fede di Ronin (e quando si fu resa conto che divorarla era l'ultimo dei pensieri che facevamo al suo riguardo), ci raccontò la sua storia: uno spirito feroce aveva attaccato il suo villaggio, aveva già sconfitto altri Ronin, e l'unico modo di tenerlo a bada era stato quello di sugellare, con un rito magico, un tremendo patto, ossia l'offerta, ogni anno, della fanciulla più bella del paese. 

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