Hiroshi,
da dentro, riuscì a cogliere la belva di sorpresa, e con la sua
Nodachi quasi le divise la testa. Quella non sembrò patirne troppo:
con una mossa rabbiosa colpì il nostro amico scagliandolo lontano,
per fortuna con più danni all'armatura che alla pellaccia. Intanto,
noi accorrevamo, facendoci largo fra i normali felini, che
sventravamo due o tre alla volta, mentre Ataru saettava contro di
loro. La belva provò la fuga, ma per sua sfortuna andò verso Ataru,
che riuscì ancora a colpirla prima che quella gli fosse addosso,
buttandolo a terra. Bastò quell'attimo: tutti, tranne Takeshi che
giaceva in terra coperto di gatti come non è accaduto nemmeno a
Pippo (ma molto più arrabbiati) fummo addosso alla belva e la
colpimmo ripetutamente. Colpì ancora Hiroshi, ma infine con un colpo
preciso riuscii a tagliarla di netto in due: la facemmo a brandelli
senza problemi.
Intanto Takeshi continuava a lottare coi mici, i quali contro le nostre
aspettative non si erano dispersi dopo la sconfitta dello spirito.
Mentre correvamo da lui per liberarlo, Ataru scoccò una freccia
precisa, che trapassò un gatto seccandolo sul colpo.
Disgraziatamente, il precisissimo tiratore non aveva considerato che
il felino si trovava sulla gamba di Takeshi, sicché il dardo dopo
aver trapassato le fragili carni dell'animale si piantò
profondamente nella coscia del nostro amico. Quello fu il maggior
danno riportato dall'attacco della torma di felini.
Finita
la battaglia, ci sedemmo: strano a dirsi per dei morti, ci sentivamo
esausti. La vista della fanciulla, che ci correva incontro per
ringraziarci dell'impresa, ci risollevò comunque il morale etc.
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