La nostra prima occupazione fu, quindi,
di ridurre a pezzi i vari membri della famiglia Goromaru, servitù
compresa; poi girammo per il paese: la strage degli abitanti era
stata completa, ma non c'era traccia degli aggressori, che dovevano
essere bene organizzati, perché quasi tutti erano stati uccisi con
un solo proiettile. Alcuni roghi erano stati predisposti, ma
evidentemente le Sanguisughe erano state disturbate (da chi?), perché
non avevano compiuto la loro opera. Solo i nostri corpi, però, erano
stati composti: come se fossero venuti esplicitamente a cercare
proprio noi. Strano a dirsi, non avevano razziato le ricchezze di
casa Gorumaru.
Ad interrompere la nostra operazione di
riequilibrio fra morti e vivi, rendendo i morti del tutto morti, fu
il promesso sposo, Ataru, che si presentò ancora col kimono da
sposo, tutto insanguinato: morto e consapevole pure lui. Piangeva
disperato. Anche lui, pur trovandosi in un'abitazione poco distante in attesa di convolare a nozze, aveva
vissuto una notte di massacro e al risveglio la sua sposa era
sparita: non si trovava né fra i vivi, né fra i morti.
La morte non ci aveva reso meno
signorili, sicché evitammo ogni commento su quanto fosse
condivisibile la scelta dei briganti di non uccidere quel gran Fiore
di Pesca.
Cercammo di mettere assieme gli
spezzoni di quella notte, ed emerse che chi ci aveva attaccato
vestiva abiti con un'insegna militare, quella dell'unità 731.
Shoji Ito
Nessun commento:
Posta un commento