martedì 2 febbraio 2016

La moglie e il tatami sono meglio quando sono nuovi

La nostra prima occupazione fu, quindi, di ridurre a pezzi i vari membri della famiglia Goromaru, servitù compresa; poi girammo per il paese: la strage degli abitanti era stata completa, ma non c'era traccia degli aggressori, che dovevano essere bene organizzati, perché quasi tutti erano stati uccisi con un solo proiettile. Alcuni roghi erano stati predisposti, ma evidentemente le Sanguisughe erano state disturbate (da chi?), perché non avevano compiuto la loro opera. Solo i nostri corpi, però, erano stati composti: come se fossero venuti esplicitamente a cercare proprio noi. Strano a dirsi, non avevano razziato le ricchezze di casa Gorumaru.
Ad interrompere la nostra operazione di riequilibrio fra morti e vivi, rendendo i morti del tutto morti, fu il promesso sposo, Ataru, che si presentò ancora col kimono da sposo, tutto insanguinato: morto e consapevole pure lui. Piangeva disperato. Anche lui, pur trovandosi in un'abitazione poco distante in attesa di convolare a nozze, aveva vissuto una notte di massacro e al risveglio la sua sposa era sparita: non si trovava né fra i vivi, né fra i morti.
La morte non ci aveva reso meno signorili, sicché evitammo ogni commento su quanto fosse condivisibile la scelta dei briganti di non uccidere quel gran Fiore di Pesca.

Cercammo di mettere assieme gli spezzoni di quella notte, ed emerse che chi ci aveva attaccato vestiva abiti con un'insegna militare, quella dell'unità 731.



Shoji Ito

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